Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo di sale

Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo di sale
11 Marzo 2017 Il Mercato Verde
In BIOInformAZIONE

Dal 20 al 26 marzo 2017 si svolgerà la Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo di sale, promossa dalla World Action on Salt & Health, associazione mondiale con partner in 95 Paesi dei diversi continenti, istituita per migliorare la salute delle popolazioni di tutto il mondo attraverso la graduale riduzione dell’assunzione di sale con l’alimentazione:

  • incoraggiando le aziende alimentari multinazionali a ridurre il sale nei loro prodotti
  • sensibilizzando i Governi sulla necessità di una ampia strategia di popolazione per la riduzione del sale.

Gli studi scientifici infatti dimostrano che un consumo eccessivo di sale determina non solo un aumento della pressione arteriosa, con conseguente aumento del rischio di insorgenza di gravi patologie dell’apparato cardiovascolare correlate all’ipertensione arteriosa – quali infarto del miocardio e ictus cerebrale – ma è associato anche ad altre malattie cronico-degenerative, quali i tumori dell’apparato digerente, in particolare quelli dello stomaco, l’osteoporosi e la malattia renale cronica.

Considerato che la gran parte del sale ingerito proviene dai prodotti alimentari presenti sul mercato (in primo luogo pane e prodotti da forno, formaggi e salumi) e che limitare il sale aggiunto a casa, in cucina e a tavola, sebbene fondamentale, influisce soltanto in parte sui consumi quotidiani, la sfida è da un lato sensibilizzare i consumatori sulla possibilità di ridurre il consumo domestico dall’altra promuovere presso l’industria alimentare la riduzione del contenuto di sale nei prodotti trasformati.

Nell’ambito dell’obiettivo di promuovere prodotti sani per scelte sane il Programma Guadagnare salute ha favorito la riduzione del consumo di sale anche attraverso accordi volontari con l’industria alimentare e con le principali associazioni nazionali dei panificatori artigianali per riformulare una ampia gamma di prodotti disponibili sul mercato, a partire dal pane, prima fonte di sale nell’alimentazione degli Italiani. Il Ministero della Salute, attraverso il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), ha sostenuto, inoltre, alcuni progetti che hanno consentito la raccolta di informazioni sui consumi di sale dei cittadini italiani di ogni età. La conoscenza dei fenomeni è, infatti, il primo elemento di ogni strategia di promozione della salute e di prevenzione.

Il Progetto CCM “MinSal 2009-2012”: uno studio sul consumo medio giornaliero di sale e potassio

Nell’ambito del Progetto CCM “MinSal 2009-2012” realizzato dall’Università di Napoli Federico II e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con l’ex Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), l’Università Cattolica di Campobasso, la Fondazione per l’Ipertensione Arteriosa, la Clinica Pediatrica dell’Università di Foggia e il GIRCSI, è stato valutato il consumo medio giornaliero di sale e potassio pro-capite in un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, in un campione rappresentativo della popolazione italiana affetta da ipertensione arteriosa e in un campione rappresentativo della popolazione italiana di età pediatrica (6-18 anni).
L’escrezione urinaria di sodio e potassio è stata misurata attraverso la raccolta delle urine delle 24 ore. I valori riscontrati sono risultati ben superiori a quelli massimi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (5g/giorno, corrispondenti a 2 grammi di sodio).
L’escrezione media giornaliera di sale nel campione della popolazione adulta italiana è risultato pari a 10,6 g negli uomini e 8,2 g nelle donne. Soltanto il 5% degli uomini e il 15% delle donne consuma meno di 5 g al giorno di sale. I valori osservati nelle diverse Regioni sono tutti molto elevati ma è presente un gradiente Nord-Sud, con valori minori al Nord e maggiori al Sud, analogamente a quanto osservato per la distribuzione dell’inattività fisica e dell’obesità.

Il consumo medio giornaliero di sale nel campione della popolazione di ipertesi è risultato superiore alle assunzioni raccomandate e pari a 10,1 g tra gli uomini e 8,1 g tra le donne, senza alcuna differenza tra le aree geografiche e con valori particolarmente elevati tra i pazienti ipertesi in sovrappeso o obesi. Nel campione di soggetti ipertesi circa il 9% degli uomini e il 19% delle donne consuma meno di 5 g al giorno di sale. Anche la popolazione pediatrica è risultata caratterizzata da una assunzione eccessiva di sale con 7,4 g di sale al giorno tra i ragazzi e 6,7 g tra le ragazze. Il 93% dei ragazzi e l’89% delle ragazze ha un consumo superiore al valore consigliato per età.

Siamo, quindi, ancora lontani dal raggiungere i valore raccomandati dall’OMS che, peraltro, nel Piano d’Azione Globale 2013-2020 considera la riduzione del sale un obiettivo possibile e una delle misure di sicura efficacia per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili. L’obiettivo è raggiungere entro il 2025 una riduzione dei consumi di sale a livello mondiale pari al 30%.

Il Piano nazionale della prevenzione e i Piani regionali

Il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018, recependo le finalità e l’approccio strategico di Guadagnare salute, ha individuato tra gli obiettivi nazionali per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili anche la riduzione del sale.
Tutte le Regioni nei rispettivi Piani regionali stanno sviluppando interventi in tal senso, attraverso percorsi di formazione rivolti non solo agli operatori sanitari, ma anche ad addetti alla ristorazione collettiva, fornai, insegnanti, studenti degli Istituti alberghieri e dei corsi universitari legati al settore alimentare, nonché iniziative di comunicazione per la popolazione generale, secondo un’idea della salute che vede i cittadini informati, consapevoli e protagonisti delle scelte sulla propria salute.

La settimana per la riduzione del consumo di sale, quindi, può contribuire efficacemente al raggiungimento dell’obiettivo, favorendo la diffusione di messaggi di sensibilizzazione che coinvolgano l’intera comunità, dagli organi di governo ai singoli cittadini, passando attraverso i professionisti della salute, l’industria e il settore della ristorazione. In questa sfida è fondamentale che tutti i soggetti della filiera agro-alimentare (artigiani, piccole imprese, grande industria, catene di distribuzione) rafforzino l’impegno a ridurre il contenuto di sale in eccesso (cioè “non necessario”) nei prodotti in commercio.

Cosa si può fare quindi per ridurre il consumo di sale?

  1. Leggere attentamente l’etichetta nutrizionale per scegliere in ciascuna categoria i prodotti a minore contenuto di sale e cercare i prodotti a basso contenuto di sale, cioè inferiore a 0,3 grammi per 100 g (corrispondenti a 0,12 g di sodio)
  2. Ridurre l’uso di sale aggiunto sia a tavola sia in cucina, preferendo il sale iodato, e utilizzare in alternativa spezie, erbe aromatiche, succo di limone o aceto per insaporire ed esaltare il sapore dei cibi
  3. Limitare l’uso di altri condimenti contenenti sodio (dadi da brodo, salse, maionese ecc.)
  4. Ridurre il consumo di alimenti trasformati ricchi di sale (snack salati, patatine in sacchetto, alcuni salumi e formaggi, cibi in scatola)
  5. Evitare l’aggiunta di sale nelle pappe dei bambini, almeno per il primo anno di vita.

(Fonte Ministero della Salute)

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